In questo articolo parliamo di…
- L’echinacea, in particolare le specie Purpurea, Angustifolia e Pallida, è rinomata per il suo ruolo nel supportare il sistema immunitario. Grazie a composti come polisaccaridi e glicoproteine, stimola le difese naturali dell’organismo, rendendola un aiuto prezioso soprattutto durante la stagione fredda per affrontare i comuni malanni come raffreddore e sintomi influenzali, contribuendo a ridurre la durata della malattia.
- Le proprietà benefiche dell’echinacea non si limitano al supporto immunitario. Contiene alchilamidi con azione antinfiammatoria, utili contro le infiammazioni delle vie respiratorie, e derivati dell’acido caffeico come l’echinacoside, noti per le loro capacità antiossidanti. Questo complesso di principi attivi (fitocomplesso) agisce sinergicamente per offrire un ampio spettro di benefici per la salute.
- Non tutte le preparazioni di echinacea sono uguali. L’efficacia dipende dalla specie utilizzata, dalla parte della pianta (radici, parti aeree, succo) e dal metodo di estrazione. È fondamentale scegliere prodotti standardizzati e consultare un medico prima dell’uso, specialmente in presenza di allergie (Asteraceae), patologie preesistenti, gravidanza o terapie farmacologiche in corso.
L’azione combinata di antiossidanti, polisaccaridi e alchilamidi spiega la sua efficacia nel sostenere le difese e nel combattere infiammazioni e infezioni
L’echinacea è una pianta erbacea perenne originaria delle praterie del Nord America appartenente alla famiglia delle Asteraceae (la stessa di margherite e camomilla), che vanta una storia affascinante e un presente ricco di applicazioni salutistiche.
Utilizzata per secoli dai Nativi Americani, che secondo alcune leggende ne scoprirono le virtù osservando gli animali, l’echinacea è oggi al centro di numerosi studi scientifici che cercano di comprenderne appieno i meccanismi d’azione.
Ma cosa rende questa pianta così speciale e come può effettivamente contribuire al nostro benessere?
Bene, prima di addentrarci nei suoi benefici conosciamo meglio questa pianta e i suoi benefici tradizionali presso gli indiani d’America.
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Che cos’è l’echinacea e da dove viene?
Le tribù indigene americane impiegavano l’echinacea per una vasta gamma di disturbi: dal trattamento di ferite, scottature e punture d’insetto (si narra fosse usata persino contro i morsi di serpente) alla cura di mal di gola, tosse, mal di denti e infezioni generali.
La chiamavano “radice dell’alce”, forse per l’osservazione diretta degli animali che se ne cibavano quando erano malati o feriti.
Le specie principali utilizzate sono E. purpurea, caratterizzata dai suoi distintivi fiori rosa-violacei a forma di cono (da cui il nome inglese “coneflower”), E. angustifolia ed E. pallida.
A scopo fitoterapico si raccolgono prevalentemente le radici (da tutte e tre le specie) e le parti aeree fiorite, fresche o essiccate, soprattutto della E. purpurea.
Questa distinzione è importante, perché la concentrazione dei principi attivi può variare significativamente tra le diverse parti della pianta e le diverse specie.
Avendo delineato l’identità e la storia di questa pianta, possiamo ora addentrarci nella sua composizione chimica per capire da dove derivi la sua efficacia.

I principi attivi: cosa rende l’echinacea efficace?
Il segreto dell’efficacia dell’echinacea risiede nella sua complessa composizione chimica, un vero e proprio arsenale di molecole bioattive che lavorano in sinergia. Questo insieme di sostanze è noto come “fitocomplesso”.
Sebbene la composizione quali-quantitativa possa variare tra le specie e le parti della pianta utilizzate, alcuni costituenti chiave sono comuni e ben studiati.
Tra i più importanti troviamo i derivati dell’acido caffeico, come l’acido cicorico (che deve il nome alla sua presenza anche nella cicoria), l’acido clorogenico e, in particolare, l’echinacoside, noti per le loro proprietà antiossidanti e per contribuire all’attività immunostimolante.
Fondamentali sono anche i polisaccaridi (come l’arabinogalattano) e le glicoproteine, a cui si attribuisce gran parte dell’azione di sostegno alle difese immunitarie, stimolando l’attività di cellule come i macrofagi e i linfociti.
Non meno importanti sono le alchilamidi, composti lipofili che hanno dimostrato interessanti proprietà antinfiammatorie, agendo su percorsi simili a quelli di alcuni farmaci antinfiammatori (inibizione di COX e 5-LOX).
Completano il quadro flavonoidi, polifenoli, piccole quantità di olio essenziale e polieni. È proprio l’azione combinata di tutti questi composti a determinare l’ampio spettro d’azione della pianta.
La ricchezza di questi principi attivi si traduce, come vedremo, in diverse proprietà benefiche applicabili a svariate esigenze di benessere.

Benefici dell’echinacea per la salute: proprietà principali e utilizzi: dal raffreddore alle difese immunitarie
Grazie al suo ricco complesso fitoterapico, l’echinacea vanta diverse proprietà farmacologiche riconosciute, tra cui spiccano quelle immunostimolanti, antivirali, antibatteriche e antinfiammatorie.
L’applicazione più nota e diffusa è senza dubbio quella legata al supporto delle naturali difese dell’organismo.
Gli estratti di echinacea, infatti, sembrano in grado di potenziare la risposta immunitaria aspecifica, aumentando l’attività fagocitaria dei macrofagi (le cellule “spazzine” del sistema immunitario) e stimolando la produzione di citochine, molecole che orchestrano la risposta difensiva.
Questo la rende un’alleata preziosa soprattutto durante i cambi di stagione o nei mesi invernali, per aiutare l’organismo a fronteggiare i tipici malanni da raffreddamento.
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Numerosi studi suggeriscono che l’assunzione di echinacea ai primi sintomi di raffreddore o influenza possa contribuire a ridurne la durata e l’intensità.
Le sue proprietà antibatteriche e antinfiammatorie la rendono utile anche in caso di affezioni delle prime vie respiratorie, come tosse e mal di gola.
Altri utilizzi, supportati dalla tradizione o da evidenze preliminari, includono il supporto in caso di lievi infezioni del tratto urinario (grazie all’azione antibatterica e antinfiammatoria dell’E. purpurea) e l’applicazione topica per favorire la cicatrizzazione di piccole ferite superficiali.
Sul mercato si trova sotto forma di integratori (capsule, compresse, gocce) o succo.
Oltre a questi usi più consolidati, la ricerca scientifica continua a esplorare nuove frontiere, indagando il potenziale dell’echinacea anche in contesti più specifici, come le infezioni virali emergenti.
Leggi anche: Echinacea e controindicazioni: ci sono casi in cui è meglio evitarla?
Echinacea e ricerca scientifica: cosa dicono gli studi, anche sul coronavirus?
L’interesse scientifico per l’echinacea è elevato e costante, sebbene il livello di evidenza per le sue diverse applicazioni non sia uniforme. L’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA) riconosce un “uso consolidato” per il succo di Echinacea purpurea nella prevenzione a breve termine e nel trattamento del raffreddore negli adulti e adolescenti, basandosi su dati clinici robusti che ne attestano l’efficacia nel ridurre la durata dei sintomi.
Per la radice delle tre specie principali e per l’uso topico del succo su piccole ferite, l’EMA riconosce invece un “uso tradizionale”, indicando che, pur mancando studi clinici completi, la lunga tradizione d’impiego ne suggerisce la plausibilità terapeutica.
Recentemente, l’attenzione si è concentrata anche sul potenziale antivirale dell’echinacea nei confronti dei coronavirus, incluso il SARS-CoV-2.
Alcuni studi in vitro e ricerche preliminari su esseri umani hanno suggerito che estratti specifici di Echinacea purpurea potrebbero esercitare un’attività inibitoria sul virus e contribuire a ridurre la carica virale e la durata dei sintomi in alcuni pazienti.
È fondamentale sottolineare, tuttavia, che queste ricerche sono ancora in corso e l’echinacea non può in alcun modo sostituire la vaccinazione o le terapie approvate per il COVID-19.
Va considerata, semmai, come un possibile supporto complementare per le difese immunitarie, sempre sotto consiglio medico. L’uso prolungato dell’echinacea, oltre le 8 settimane, è sconsigliato perché potrebbe ridurne l’efficacia e aumentare il rischio di effetti collaterali.
Insomma, meglio usarla a cicli brevi, nei momenti di maggior bisogno.
A cosa serve l’echinacea: domande frequenti
L’echinacea previene davvero il raffreddore?
L’echinacea è più nota per la sua capacità di ridurre la durata e la gravità dei sintomi del raffreddore, piuttosto che per una prevenzione a lungo termine garantita. Studi clinici, in particolare quelli sul succo di Echinacea purpurea, hanno dimostrato che assumerla ai primissimi sintomi può effettivamente accorciare i giorni di malattia. L’EMA riconosce questo uso come “consolidato” per trattamenti di breve durata (massimo 10 giorni). In particolare, l’uso prolungato di echinacea, oltre le 8 settimane consecutive, è sconsigliato.
Tutte le preparazioni di echinacea sono uguali?
Assolutamente no. Esistono differenze significative tra i prodotti a base di echinacea che possono influenzarne l’efficacia. Queste differenze dipendono da: la specie utilizzata (Purpurea, Angustifolia, Pallida), la parte della pianta impiegata (radici, parti aeree, pianta intera, succo), il metodo di estrazione (alcolico, acquoso, ecc.) e la standardizzazione del prodotto finale.
Ci sono controindicazioni o effetti collaterali?
L’echinacea è generalmente ben tollerata dalla maggior parte delle persone se usata per brevi periodi. Tuttavia, possono verificarsi effetti collaterali, principalmente reazioni allergiche. Queste sono più probabili in soggetti allergici ad altre piante della famiglia delle Asteraceae (come camomilla, calendula, tarassaco, ambrosia). In rari casi, le reazioni possono essere gravi. È sconsigliata in persone con malattie autoimmuni o sistemiche progressive (come sclerosi multipla o tubercolosi) senza stretto controllo medico. Sebbene non ci siano dati definitivi sulla sicurezza in gravidanza e allattamento, per precauzione se ne sconsiglia l’uso. È sempre fondamentale informare il proprio medico prima di iniziare ad assumere echinacea, soprattutto se si soffre di allergie, patologie croniche o si stanno assumendo altri farmaci, per escludere potenziali interazioni o controindicazioni specifiche.